NETFLIX, IN STREMING IL FILM SULLA VITA E CARRIERA DEL “DIVIN CODINO” DELLA REGISTA LETIZIA LAMARTIRE

Quando si parla di Roberto Baggio, subito ci ritornano alla mente il rigore calciato alto nel Mondiale di calcio di Usa ’94; Il penultimo campione italiano ad aver vinto il pallone d’oro nel ‘93 e più di qualsiasi altra cosa quello di essere considerato da tutta una Nazione il numero dieci “atipico” e simbolo indiscusso della nazionale di calcio italiana <<Tu per noi sei come Maradona per l’Argentina>> (come afferma il ct azzurro Arrigo Sacchi durante un colloquio ravvicinato con Roberto Baggio). E la regista italiana Letizia Lamartire ha cercato di realizzare un film che potesse rispecchiare nel miglior modo possibile tutto quello che Baggio per tutti, sia al livello sportivo sia al livello personale, è stato. Un lungometraggio in cui mettesse finalmente a nudo la sua personalità. Ovviamente data la durata del film (di un’ora e trenta minuti) non si poteva raccontare tutto, perciò la regista originaria pugliese ha scelto di “rivivere” tre momenti precisi della vita dell’ex giocatore del Vicenza e della Fiorentina: l’inizio di carriera (con tanto di rivisitazione della primissima intervista; i due gravissimi infortuni da giovane e da adulto; e il Mondiale Americano. Però lungo la visione del film troverete quel rapporto di amore/odio con il papà; il suo amore mai sbocciato con Arrigo Sacchi ed infine il suo grande rapporto quasi paterno con mister Carlo Mazzone ai tempi del Brescia. Poi via via il suo primo incontro con il Buddismo, il suo amore con Andreina, il rapporto con la mamma e agli altri elementi della sua famiglia.

Dai primissimi minuti si avverte la tensione che prova Roberto verso il padre, un uomo severo che non mostra quasi mai sentimenti sinceri verso il proprio figlio, anzi molte volte durante il procedere della storia, sembra volerlo buttare addirittura giù provando a farlo volare basso. Ma ogni volta Roberto cerca sempre il modo per rialzarsi e cercare di ricevere apprezzamenti dal genitore, fallendo ogni volta (o quasi). Viceversa invece in Mazzone troverà finalmente una figura paterna, dove trovare sostegno e fiducia del quale da sempre stava cercando di ricevere senza trovarla mai purtroppo.  Altra figura fondamentale per la formazione del Roberto/Baggio è stato sicuramente Il Buddismo: entra in contatto con questa religione in un negozio di dischi mentre cerca di acquistare un nuovo CD del suo gruppo preferito. Dopo i primi tentennamenti, successivamente questa religione lo aiuterà in tantissimi momenti difficili che ha dovuto affrontare durante la sua vita. Comunque tutto ciò sono stati fondamentali per lui a farlo diventare il campione del quale è diventato al di là delle vittorie e sconfitte conquistate lungo la strada.

Ritornando al film, di essa si potrà apprezzare la regia cristallina per subito riconoscere lo stampo italiano: sembra che per tutta la durata della pellicola il protagonista sia avvolto in un grande bagliore di luce in cui sembra “separarlo” dal Mondo esterno sia quando si trova nei panni di figlio, uomo o genitore sia quando si trova nei panni di calciatore. La figura di Sacchi e di altri “villain” della storia pur volendo “oscurarne” la brillantezza, non ci riescono. Tutto sommato si sta guardando il classico film televisivo e gli indizi sono molteplici.  Ma ciò non è assolutamente un problema, anzi il film si vede senza problemi. Lo stesso però scorre velocemente facendolo risultare un grande “riassunto” della vita/carriera dell’ex Juventus. Forse questa cosa può essere uno dei punti deboli della pellicola. Altro punto debole è forse anche la scelta di regia di non cambiare quasi mai i colori e la luce mandando a volte in confusione lo spettatore, il cambio d’epoca lo si avverte soltanto dal taglio di capelli, la moda e nient’altro. Forse una cosa buona e giusta era quella di cambiare regia a seconda dell’epoca trattata. Sia chiaro una cosa, il “cambio” di epoca si avverte forte e chiaro attraverso interviste o quando la telecamera tiene l’obiettivo puntato in televisione. Ma comunque sia si poteva fare qualcosa di più sotto questo aspetto. Peccato.

L’interpretazione dell’attore Andrea Arcangeli e al dir poco eccezionale, sullo schermo sembra che stia recitando proprio Roby Baggio (come per esempio è successo nel docufilm su Francesco Totti) e non qualcuno il quale cerca di “imitarlo” (l’esempio più recente potrebbe essere quello di Pietro Castellitto chiamato ad interpretare l’eterno capitano giallorosso nella miniserie tv targata Sky). E tutto ciò e dovuto ad un gran bel lavoro fatto precedentemente al livello di dizione, stile di gioco, movimento con il pallone e soprattutto fisico in cui ha portato l’attore natio di Pescara ad assomigliare in tutto e per tutto a l’ex numero dieci. Quasi come se guardandosi allo specchio, vede riflesso allo specchio l’immagine di Baggio. Assolutamente un lavoro eccellente, merita un sincero plauso per la buona riuscita dell’interpretazione che non risultava per niente facile sulla carta. Complimenti ancora. Uno scalino sotto a quello dell’attore 27enne invece troviamo il resto del cast seppur la performance di tutti e sicuramente da ritenersi buona. Tutti gli attori chiamati in causa sembrano giusti “visivamente” per raffigurare i personaggi “reali” (forse fatta eccezione per qualcuno di loro come ad esempio mister Trapattoni). Ottimo quindi la scelta del cast e la scelta dei costumi e tutto ciò che riguarda il lavoro di trucco.

Prima di concludere, è doveroso fare un accenno alla colonna sonora del film, “l’uomo dietro al campione” dell’artista Diodato. Il cantautore 40enne sotto forma di poesia, ci descrive alla perfezione cosa è stato Baggio, un buon modo questo per far conoscerlo anche a chi non l’ha potuto guardare giocare da vicino. Una canzone il quale è una dichiarazione d’amore verso l’ex giocatore dell’Inter. Ascoltando la canzone e la melodia non potete se non emozionarvi. Per l’occasione quindi il vincitore della 70° edizione di Sanremo realizza e compone una canzone meravigliosa che vi trasmetterà, nel giro di quattro minuti, un’infinita esplosioni di emozioni. Credetemi.

Facendo le somme, il risultato finale è un buon prodotto seppur non dei migliori. Ma comunque sia accettabile. Si premia il fatto che parecchi giovani registi ci provino a fare qualcosa di nuovo spesso e volentieri rischiando di fallire. Ma ciò è da apprezzare assolutamente. Però se si vuole conoscere qualcosa di più e in modo approfondito sul Roby Nazionale, un normale tifoso o amante del “soccer” deve sviare su altre vie purtroppo, poiché il prodotto, dopo la visione, risulta incompleto. Raffaello (come scherzosamente fu soprannominato dal Presidente Agnelli quando si trovava nelle trafile di Madama) è stato un punto di riferimento per il calcio nostrano, l’ultimo a cavallo di due generazioni di calciatori, l’ultimo di quel calcio oramai scomparso definitivamente dopo l’addio delle ultime bandiere rimaste. Nonostante il film non sia completo, esso vi emozionerà tantissimo, i temi trattati c’è ne sono parecchi e ognuno di essi per qualcuno potrebbero essere giusti o sbagliati, ma d’altronde il “Divin Codino” (tra l’altro dà il nome al lungometraggio) lo si ama o lo si odia, non ci possono stare mezze misure quando si parla di lui. Il film è disponibile per la visione sulla piattaforma streaming di Netflix dal 26 maggio scorso.

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